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Milano
Javier Zanetti allo Iulm: "La partita che vorrei rigiocare..."
Manila Alfano, Pierfrancesco Barletta, Javier Zanetti e Stefano Filucchi

Javier Zanetti  ospite d'eccezione allo Iulm di Milano

Javier Zanetti ospite d’eccezione al corso di comunicazione sportiva dello IULM tenuto da Pierfrancesco Barletta. Lo storico capitano dell’Inter, recordman assoluto di presenze in maglia nerazzurra, ha ripercorso la sua lunghissima carriera sul filo conduttore di quella caratteristica che ha fondato, prima la sua attività agonistica e oggi quella di manager e dirigente sportivo: la volontà di migliorarsi sempre.

La lunga corsa del "tractor" Zanetti

Dai campetti di Avenida di Avellaneda -il sobborgo portuale di Buenos Aires- agli stadi della Champions League, la corsa de “el tractor” non si è mai fermata. E così la lezione di fronte agli studenti del Corso di laurea in Comunicazione media e pubblicità diventa una delle sue cavalcate che mandavano in visibilio la San Siro nerazzurra. Una cavalcata fatta di trofei ma anche di tantissimo sacrificio e qualche delusione di cui bisogna far tesoro per vincere davvero. Come quando a tredici anni fu “tagliato” dalle giovanili della squadra per cui tifava perché ritenuto troppo gracile. Per un anno Javier si svegliò alle 5 del mattino e andò a lavorare con il padre nei cantieri. Muratore di giorno, studente di sera. Si forgia così il “gracile” Javier che diventerà un calciatore fisicamente prorompente.

La ricetta del Capitano? Cultura del lavoro, sacrificio, impegno

“Cultura del lavoro”, “sacrifico”, “impegno” sono le espressioni che maggiormente ricorrono nel dialogo del ‘Capitano’ con il Professor Barletta. Con la voce ferma e calma che lo contraddistingueva nelle dichiarazioni postpartita, Javier Zanetti ha raccontato anche il passeggio dalla sua prima vita interista da calciatore alla sua seconda da dirigente.Come al suo arrivo in Italia, nell’estate del 1995, anche il passaggio alla scrivania da dirigente è stato caratterizzato dalla ferrea volontà di non accontentarsi mai di quanto fatto e di imparare “Finita la carriera da calciatore, la cosa più sbagliata che potessi fare era accontentarmi di quello che avevo fatto in campo. Ho ricominciato da zero in un nuovo ruolo, sapendo che sarei stato valutato non per quello che avevo, ma per quello che avrei fatto. Così mi sono messo a studiare perché il calcio, nella prospettiva di un dirigente, è un mondo assai più complesso di una partita.”

Lezione di management, di comunicazione, ma soprattutto di vita. Che si sia calciatori professionisti, dirigenti sportivi o comunicatori, impegno, sacrificio, voglia di superare anche i momenti più difficili si riassumono in una sola parola: dedizione.

La partita che Zanetti vorrebbe rigiocare

Quella che nelle parole del ‘capitano’ emerge quando risponde alla domanda di una studentessa: “Quale partita vorresti rigiocare?” E Javier, quanto mai ‘hombre vertical’, non cita la mitica semifinale di Champions con il Barcellona, né la finale vinta a Madrid, nemmeno una delle innumerevoli sfide scudetto.  “La prima che giocai con l’Inter -risponde- così avrei ancora una carriera intera da dedicare alla maglia nerazzurra”.








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